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luglio 2016

Il cacao e i denti

Si è sempre pensato che il cacao e il cioccolato siano nemici dei denti perché provocano la carie. Ma è veramente così? Si può veramente affermare che il cacao e il cioccolato in generale provochino la carie? Vediamo come stanno effettivamente le cose in base alle più recenti acquisizioni scientifiche.

LA STORIA DEL CACAO

La pianta del cacao è originaria del Sud America nella zona del Rio delle Amazzoni e dell’ Orinoco. I primi a utilizzare la pianta del cacao furono i Maya verso il 1000 A.C. e poi l’uso passò agli Aztechi. Questi popoli attribuivano al cacao un valore sia mistico che religioso e veniva consumato durante le cerimonie o avvenimenti importanti dai personaggi più in vista della popolazione. Con il tempo si diffuso l’uso del cacao come bevanda insieme a vaniglia, peperoncino, pepe o altre spezie, miele (il cosidetto xocoati). Da notare che i semi di cacao avevano un alto valore economico ed erano usati anche come moneta di scambio e come unità di misura. Con l’arrivo dei conquistadores spagnoli il cacao venne importato in Europa e rapidamente ne se diffuse l’uso negli strati più agiati della popolazione con l’aggiunta di vaniglia e di zucchero per correggerne la sua naturale amarezza.

LE AZIONI DEL CACAO

Il cacao viene utilizzato come base per il cioccolato e per una infinità di dolci come torte, biscotti, budini, gelati etc. Ha tutta una serie di azioni sul nostro organismo e in particolare aumento il rilascio di endorfine cioè di sostanze che migliorano l’ umore e quindi agisce come un antidepressivi naturale. Il cacao stimola la produzione della serotonina un neurotrasmettitore che regola il sonno, la temperatura corporea, l’ appetito, l’umore. Per questo motivo la cioccolata ci regala sensazioni di felicità e di appagamento e in generale innalza il tono dell’ umore. Recentemente si è scoperto che il cacao amaro contiene sostanze che agiscono come antibatterici naturali le quali impediscono allo Streptococcus mutans (il principale batterio responsabile della carie) di produrre il glucano, una sostanza che permette ai batteri una migliore adesione ai denti con la conseguente formazione della placca batterica e quindi permettere lo sviluppo della carie. Quindi il cioccolato amaro può essere un utile alleato per mantenere sano il nostro sorriso usando una sostanza naturale che impedisce la creazione di condizioni favorevoli affinchè gli zuccheri siano trasformati dai batteri in acidi che possono corrodere lo smalto dei denti. L’ importante è non esagerare con l’abbinamento di cacao e zuccheri o carboidrati in generale. Allo studio è anche la possibilità di aggiungere ai normali presidi utilizzati in igiene orale ovvero ai dentifrici e ai colluttori un prodotto derivato direttamente dai semi del cacao in maniera tale di disporre di una sostanza di origine completamente naturale in grado di interrompere la sequenza batteri – placca batterica – carie andando ad agire sul momento della formazione della placca batterica impedendo ai batteri di “attaccarsi” alla superficie dei denti bloccando la produzione del glucano

I denti del giudizio: cosa sono?

I denti del giudizio (denti anche denti della sapienza o più propriamente terzi molari o ottavi) sono quattro denti molari e sono gli ultimi denti a formarsi e gli ultimi denti a comparire nell’arcata dentaria. Gli ottavi si trovano in una posizione particolare nel cavo orale: sono nel punto più arretrato e in fondo rispetto a tutti gli altri denti e quindi sono costretti in uno spazio ristretto e esiguo. Si trovano al confine tra il palato superiormente e sull’angolo della mandibola inferiormente, dove in pratica inizia la faringe. Nella maggioranza dei casi nascono tra i 18 anni e 25 anni ma possono erompere anche a 16 anni (per questo vengono definiti nella cultura popolare del giudizio ovvero nell’età in cui una persona dovrebbe mettere giudizio …) Naturalmente esistono delle eccezioni e il dente del giudizio può nascere anche in tarda età senza seguire una regola precisa. Solitamente sono più precoci nelle femmine rispetto ai maschi poiché la maturazione dell’organismo femminile accade prima rispetto a quello maschile. In definitiva sono denti “un po’ strani” su cui non è possibile fare affidamento e spesso fonte di guai. Sono elementi dentari che hanno un’anatomia particolare ovvero non riconducibile a un modello predefinito (infatti presentano un numero di radici e canali molto variabile così come la forma delle radici che molto spesso presentano angolature molto spinte e forme non usuali). Queste variabilità anatomiche determinano enormi difficoltà nella cure degli ottavi sia superiori che inferiori, per cui si privilegia il trattamento estrattivo poiché risulta veramente difficile poter praticare con successo cure canalari (ovvero devitalizzare i denti “togliendo il nervo”) e quindi curarli.Quindi possiamo dire che gli ottavi sono dei denti particolari nel senso che ormai sono denti in sovrannumero nella razza umana (infatti spesso non compaiono e risultano completamente assenti in circa il 30% degli individui) e tenderanno sempre più nella linea evoluzionistica a scomparire perché ormai inutili, a causa del cambiamento delle abitudini alimentari dell’uomo. Infatti l’uso sempre più diffuso di cibi raffinati, morbidi e “poco resistenti” alla masticazione determina un minor utilizzo dei denti per triturare i cibi, una minore usura degli elementi dentari e quindi tutti questi elementi portano ad una diminuzione dell’uso dei denti come organo della masticazione con conseguente mancanza di alcuni elementi (agenesia dentaria). Più in particolare si può rilevare che il cambiamento dell’alimentazione umana, con il passaggio dalla diversa necessità di masticare cibi crudi rispetto ai cibi cotti, ha determinato un minor sviluppo delle dimensioni delle ossa mascellari sia superiore che inferiore con una graduale diminuzione di tali ossa e conseguente minor spazio per la presenza dei denti (e in particolare degli ottavi che sono quelli posizionati più in fondo nella bocca).Si tratta di un cambiamento che avviene per via naturale nello svolgimento della filogenesi umana ovvero nell’evoluzione della razza umana e che porterà nel corso dei secoli a modificazioni strutturali delle ossa mascellari e del cavo orale. Tali modificazioni comportano una graduale diminuzione delle dimensioni delle ossa del cranio e in particolare della mandibola che tenderà a diventare più corta e più piccola.
I denti del giudizio sono quindi organi “vestigiali” ovvero organi che vengono sempre meno utilizzati dagli esseri umani e sono cosi’ detti perché rappresentano una vestigia (un ricordo) del nostro passato. I nostri progenitori facevano un largo uso dei molari per triturare cibi duri e resistenti, ora tale necessità è venuta meno e l’organismo umano si adegua a tale nuova tendenza.

I DENTI DEL GIUDIZIO E LA STORIA DELL’UOMO

I terzi molari sono sempre stati (e a ragione …), nell’immaginario popolare, associati a problemi nella bocca e soprattutto al dolore. I nostri nonni temevano l’eruzione dei denti del giudizio come la peste! In un tempo in cui non c’erano a disposizione farmaci come antibiotici e antidolorifici (che oggi noi diamo per scontato e, anzi, ne abusiamo) l’eruzione degli ottavi si poteva manifestare in maniera drammatica. Ascessi di grave entità, fortissimi dolori, imponenti gonfiori, mal di testa, mal d’orecchi, febbre e malessere generale erano all’ordine del giorno in tempi in cui le cure e le possibilità terapeutiche erano molto limitate. L’eruzioni di tali denti si poteva tradurre in estese infezioni, a volte con esito fatale, mentre l’unica cura risolutiva ovvero l’estrazione del dente era spesso impossibile o praticabile con enormi difficoltà (ricordiamoci che i moderni anestetici e le corrette pratiche chirurgiche erano ben al di là del divenire …). Ecco perché è tuttora presente il “mito” del dente del giudizio come “dente cattivo” e portatore di sfortuna o di guai. La disodontiasi (cioè la difficoltà di eruzione del dente) è spesso vissuta in maniera drammatica dal paziente che immagina con terrore il momento in cui avverrà l’estrazione che, immancabilmente, ritiene lunga e dolorosa. Quasi che il dente del giudizio sia una sorta di castigo divino!. Per fortuna oggi i tempi sono cambiati e una adeguata preparazione con antibiotici e antidolorifici permette un’agevole pratica chirurgica anche nei casi più complessi (naturalmente ogni caso deve essere valutato singolarmente e specificamente) e i tempi di recupero estremamente accorciati con una gestione ottimale del periodo postoperatorio. I moderni ausili e le tecniche chirurgiche avanzate aiutano moltissimo la gestione di tale pratica chirurgica e possiamo affermare che oggi il dente del giudizio non fa più paura come una volta.

BISOGNA SEMPRE TOGLIERE I DENTI DEL GIUDIZIO?

I motivi per cui debbano essere etsratti i denti del giudizio possono essere diversi: la carie può distruggere il dente e arrivare fino a provocare dolore al nervo, il dente non riesce a sbucare dalla gengiva e provoca infiammazione e infezione, il dente è malposizionato e spinge sugli elementi vicini od ancora per motivi di ortodonzia. Durante l’eruzione dei denti del giudizio sia superiori che inferiori si possono verificare dolore, infiammazione, infezioni, fino a arrivare al trisma (blocco della mandibola determinato dalla contrattura dei muscoli masseteri e che provoca dolore e con impossibilità ad aprire la bocca), a causa della particolare posizione occupata da questi denti nella bocca. Infatti questi denti possono nascere in posizioni non idonee a fuoriuscire facilmente nel cavo orale ovvero non nella posizione verticale ma orizzontale o addirittura con verso contrario al solito cioè completamente invertiti con la corona in basso e le radici in alto (nel caso degli ottavi inferiori).I problemi sono legati alla difficoltà all’eruzione ovvero nella difficoltà a “bucare” la gengiva e quindi apparire nel cavo orale. Ecco che si verifica la pericoronarite (infiammazione e infezione della gengiva attorno al dente). I terzi molari, a causa dello spazio insufficiente, spingono per uscire ma spesso non riescono a erompere a causa della loro malposizione oppure perché impattano (in pratica finiscono contro i denti adiacenti) ovvero contro il secondo molare o settimo dente. Ecco perché spesso i denti del giudizio vengono estratti in maniera profilattica per evitare che possono provocare problemi ortodontici e di affollamento dentario. Inoltre i denti del giudizio possono facilmente essere preda dalla carie perché spesso non escono completamente dai tessuti che li sostengono e rimangono “semisepolti” nell’osso e nella gengiva e in questi caso si parla di ottavi inclusi o seminclusi.

COSA SUCCEDE QUANDO NASCONO I DENTI DEL GIUDIZIO?

L’eruzione dei denti del giudizio può avvenire come per un qualunque altro dente ma spesso essendo “chiuso” in una zona anatomica particolare durante la fuoriuscita (soprattutto quando “buca” la gengiva) provoca dolore. Infatti nei suoi movimenti spinge moltissimo per farsi strada e può provocare dolori anche molto forti spesso non ben descrivibili e non ben localizzabili (il paziente a volte li confonde con mal di testa o mal d’orecchio). Nei casi più gravi si ha anche difficoltà all’apertura della mandibola, infiammazione della gengiva, alitosi, difficoltà alla masticazione, gonfiore della guancia, febbre, infezione fino alla comparsa del trisma (sindrome molto dolorosa con impossibilità ad a aprire la bocca a causa della contrattura muscolare).

COME SI FA A CAPIRE DOVE SI TROVANO I DENTI DEL GIUDIZIO?

I denti del giudizio presentano una vasta varietà di variabili anatomiche e morfologiche: possiedono un numero variabile di radici con morfologia anche molto complessa (come radici molto angolate o fuse insieme) inoltre la loro posizione relativa agli altri denti e alle strutture anatomiche vicine è sempre imprevedibile. Possono avere inclinazioni anche molto accentuat, essere orizzontali oppure fino al quasi completo rovesciamento della normale posizione (in pratica sono “ribaltati” con radici verso l’alto e corona verso il basso nel caso degli ottavi nella mandibola) e possono presentare vari gradi di inclusione nelle ossa mascellari (ovvero la profondità in cui si possono reperire). A causa di tutte queste variabili diventa molto difficile estrarre i denti del giudizio e soprattutto può diventare problematico l’intervento chirurgico. E’ quindi fondamentale una corretta valutazione in sede pre operatoria da eseguire tramite indagini radiologiche mirate a evidenziare le criticità della posizione del dente del giudizio. L’esame principalmente utilizzato è l’ortopantomografia (più conosciuto come “panoramica”) che determina una buona visualizzazione della mandibola e della mascella e di solito è sufficiente per avere una buona visione della situazione. Se si vuole ottenere più informazioni occorre invece eseguire radiografie tridimensionali come avviene per la TAC: nel nostro caso si esegue un esame detto Denta Scan che visualizza le arcate dentarie e permette anche delle ricostruzioni in 3D. In tale modo è possibile operare con un ampio margine di sicurezza acquisendo tutti gli elementi utili.

I piercing e i loro effetti sull’igiene orale

Nel mondo occidentale da circa vent’anni si è diffusa la moda del piercing ovvero di bucare parti superficiali del corpo per infilare oggetti costituiti da vario materiale. Le origini del piercing risalgono addirittura alla preistoria e pare che abbia avuto un significato religioso o etnico in quanto solo certi individui all’interno della comunità o della tribù potevano portarlo e quindi era un segno di potere e di distinzione. Con il tempo e nelle varie culture il piercing ha assunto altri significati ma essenzialmente è un “segnale”, un segno per sottolineare la “diversità” dell’individuo rispetto alla massa. Un aspetto particolare è il significato erotico che ha assunto il piercing in certe zone del corpo, una moda propria del mondo occidentale. Il piercing può essere posizionato in qualunque parte superficiale del corpo soprattutto naso, labbra, orecchio, sopraccigli, ombelico, capezzoli, genitali, dorso, collo, etc.

IL PIERCING E LA BOCCA

Il piercing viene spesso posizionato nel cavo orale, sulla lingua, sui frenuli, all’interno e all’esterno delle guance, sulle labbra, sul velopendulo: in pratica qualunque zona, eccetto il palato duro, può essere usata per inserire un piercing (solitamente di metallo oppure un gioiello). Il più comune è quello sulla lingua che fora da parte a parte il dorso della lingua oppure sulle labbra con un passaggio tra la pelle che sostiene il labbro. La fantasia non ha limiti per il tipo e per la posizione del piercing.

I DANNI PROVOCATI DAL PIERCING

Quello che più ci preme sottolineare sono i danni che possono essere indotti dal piercing. Infatti qualunque tipo di materiale introdotto a forza nella lingua, nelle mucose, nella pelle si comporta come un corpo estraneo e quindi il nostro organismo reagisce per espellerlo. Oltre alla problematiche immediate dovute all’ inserimento di oggetti nell‘ organismo (infezioni sia legate ad un atto chirurgico vero e proprio eseguito da persone non competenti sia a materiali che non possiedono la certezza della sterilizzazione e non classificati come materiali biomedici), più in particolare in bocca si possono evidenziare infezioni (anche non solo limitate alla zona del piercing), infiammazioni (dovute al continuo movimento dell’ oggetto inserito), alterazioni dei tessuti (recessioni delle gengive, distruzioni dello smalto dei denti), peggioramento dell’ igiene orale (placca e tartaro si depositano sul piercing). Quindi dolori, rigonfiamenti, gengiviti e detrazioni gengivali, lesioni della lingua, scheggiature dello smalto dei denti, sviluppo di sensibilità al colletto dei denti sono solo alcuni dei problemi che si possono verificare. Da quando detto la pratica del piercing non solo è perfettamente inutile ma soprattutto si può rivelare molto dannosa portando a danni permanenti di strutture sensibili e delicate.