I danni del fumo sulla nostra igiene orale

I danni del fumo di sigaretta sono numerosi, uno di quelli più noti è sicuramente quello provocato all’apparato respiratorio ma, chi non riesce a smettere di fumare, mette a rischio anche la salute dei denti e in generale della bocca. L’alito cattivo tipico dei tabagisti non è l’unico effetto collaterale del vizio, la nicotina e le altre sostanze contenute nel tabacco possono provocare delle antiestetiche macchie gialle sui denti, incrementano il rischio di parodontiti, carie e riducono la probabilità di successo in caso di impianto dentale.

Molti fumatori si preoccupano di trovare un rimedio per i denti gialli e l’alito cattivo, condizioni che costituiscono però solo la punta dell’iceberg. Nella maggior parte dei casi si tende a sottovalutare i potenziali danni, decisamente più pericolosi, per la salute della bocca. Alcuni dei problemi che il fumo provoca nel cavo orale sono riconducibili all’alterazione della saliva. Essa svolge un importante compito di pulizia della bocca (detersione) e crea un ambiente con un pH idoneo a proteggere i denti dall’attacco della placca batterica e della carie. Quando si fuma vi è una riduzione della salivazione e aumenta il livello di acidità nella bocca, un ambiente favorevole per la proliferazione dei batteri che vivono sui denti e nella bocca.

Gli esperti evidenziano che le persone che fumano, sul lungo periodo, presentano un peggioramento della salute dei denti analogo a quello che si osserva in chi ha una cattiva igiene dentale. Per i tabagisti l’igiene orale quotidiana, anche se minuziosa, non è sufficiente. I dentisti suggeriscono infatti una visita odontoiatrica ogni 3-4 mesi (in chi non fuma ne basta una ogni 6 mesi) per valutare se è opportuno intervenire con una seduta di igiene orale professionale.

È noto che il caffè può essere tra le cause dell’ingiallimento dei denti, il danno estetico provocato dalla sigaretta è però nettamente superiore. L’ingiallimento e le macchie, che possono essere di colore giallo o marrone, non interessano poi solo i denti ma anche le protesi e le otturazioni estetiche. Oggi esistono comunque numerosi rimedi per i denti gialli, si va dai dentifrici specifici alle terapie di sbiancamento professionale mediante sostanze quali ad esempio il bicarbonato di sodio o il perossido di idrogeno. Il trattamento estetico che vede l’utilizzo del perossido di idrogeno prevede l’applicazione mediante una mascherina, attraverso questa passa la luce proiettata da una particolare lampada e si innesca un processo che porta allo sbiancamento dei denti. Per avere denti bianchi nel tempo bisogna però smettere di fumare, qualsiasi strada si decide di percorre per ridare il colore naturale ai denti sarà vana e poco efficace se si continua a fumare.

Non basta però smettere di fumare per riavere denti bianchi, molti pensano che dopo aver smesso di fumare i denti tornino ad avere il colore naturale in poco tempo, ma non è così. L’ingiallimento dello smalto prima di sparire necessita di diverso tempo, l’aver abbandonato il vizio eviterà di peggiorare la situazione ma se si vogliono dei denti più bianchi in breve tempo, bisognerà affidarsi ad una pulizia dei denti eseguita presso uno studi specialistico. Sebbene il colore migliorerà notevolmente non bisognerà però aspettarsi dei miracoli, il sorriso non potrà mai tornare come era prima di fumare.
Danni del fumo di sigaretta immagini

Un sorriso poco brillante, anche se può avere un impatto visivo e psicologico rilevante, rimane però un problema marginale per la salute dei denti dei fumatori. Ci sono infatti danni non estetici decisamente più gravi. Stando ai risultati di uno studio pubblicato sul Journal of the American Dental Association (Smoking, Smoking Cessation, and Risk of Tooth Loss – Doi: 10.1177/0022034515598961), le persone che fumano hanno un rischio maggiore di perdere i denti rispetto alla popolazione generale. Dall’analisi di un campione costituito da 23.376 individui, si è scoperto che i fumatori di sesso maschile hanno, in media, una probabilità di perdere i denti maggiore di 3,6 volte rispetto ai non fumatori. Per quanto riguarda le donne, il dato parla invece di una probabilità maggiore di 2,5 volte. Nella maggior parte dei casi, la perdita dei denti è conseguente a una carie o una parodontite cronica. Il rischio di perdere i denti a causa del fumo è direttamente proporzionale al vizio, le persone che fumano più sigarette presentano infatti una maggiore probabilità.

Fino ad ora abbiamo quindi visto che il fumo altera il colore naturale dei denti, aumenta la probabilità di carie ed espone ad un maggior rischio di parodontite. All’inizio dell’articolo abbiamo parlato di un altro problema, l’alito cattivo. Le persone che fumano presentano nella maggior parte dei casi una sgradevole alitosi, un problema sociale che comporta altri rischi secondari per il fumatore. Per cercare di porre rimedio all’alito cattivo, i tabagisti fanno spesso ricorso a gomme da masticare e mentine. Questa pratica aggrava però il processo di erosione dello smalto a causa della presenza di sostanze quali acido citrico e/o zucchero.

Fumare mette a rischio anche la buona riuscita del lavoro del dentista. In base ad alcune indagini, si è osservato che il fumo di tabacco rallenta il processo di guarigione conseguente a un intervento di chirurgia orale e in generale degli interventi di chirurgia. In caso di un’implantologia dentale, il rischio di insuccesso aumenta da 2,3 a 5,8 volte se l’intervento è fatto su un fumatore. Vi è inoltre un maggior rischio, che va da 3,6 a 4,6 volte, di ammalarsi di una patologia severa nota come perimplantite (un’infezione batterica che si sviluppa intorno agli impianti dentali). A rischio non è però solo il buon esito degli interventi chirurgici eseguiti nella bocca, il fumo di tabacco influenza negativamente le difese immunitarie dell’organismo, immunoglobuline e cellule immunitarie, e riduce la percentuale di ossigeno nel sangue con una conseguente riduzione dell’ossigenazione dei tessuti.

Anche se non riguarda proprio i denti, vi è un altro rischio per la bocca dei fumatori. Il fumo di sigaretta e il tabacco incrementano notevolmente la probabilità di un tumore alla bocca. Si stima che circa l’80 per cento delle neoplasie della bocca siano da attribuire all’uso di questa sostanza. La possibilità di sviluppare un cancro del cavo orale potrebbe essere quindi un ulteriore incentivo per abbandonare il vizio del fumo.

Ad essere danneggiati non sono poi solo i denti dei fumatori ma anche quelli dei figli. Alcune indagini hanno evidenziato che i figli delle donne fumatrici presentano una maturazione dei denti inferiore del 35 per cento rispetto ai figli delle non fumatrici. I figli dei fumatori presentano inoltre una maggiore probabilità di sviluppare carie in età pediatrica e bruxismo notturno (digrignamento dei denti di notte). Non bisogna poi dimenticarsi che il fumo in gravidanza espone i bambini a gravi difetti congeniti quali ad esempio la labio-palatoschisi.

Tratto da: http://www.universonline.it/_benessere/salute/17_01_23_a.php

Gli errori da evitare quando si lavano i denti

Lavarsi i denti può sembrare un’azione banale, ci sono però alcuni errori che potrebbero influire sull’igiene dentale e la salute di bocca e gengive. Prima di vedere come lavare i denti in modo corretto, vediamo di sfatare alcuni falsi miti dell’igiene orale. Per aiutarci in questo compito partiamo da alcune informazioni date in occasione di un incontro organizzato dall’Associazione Nazionale Dentisti Italiani (Andi). L’evento “Vivi sano‚ mantieni la tua bocca in salute”, dedicato alla prevenzione, si è tenuto presso la sede dell’Enpam (Ente nazionale di previdenza e assistenza dei medici e degli odontoiatri).

Un’indagine della Fdi – World dental federation (Federazione dentaria internazionale), condotta in 12 paesi su un campione di oltre 12 mila persone, ha rilevato che ci sono diversi comportamenti che si pensano corretti ma che in realtà non hanno alcuna valenza scientifica. Fra tutti ci sono tre abitudini molto ricorrenti:

  1. Lavarsi i denti subito dopo aver mangiato;
  2. Sciacquarsi la bocca con l’acqua per liberarsi del dentifricio;
  3. Bere succhi di frutta pensando che siano meno dannosi delle bibite gassate.

 

Quando lavare i denti? Nell’ambito della ricerca è emerso che più della metà del campione intervistato, circa il 56 per cento, ritiene importante lavarsi i denti appena finito di mangiare. Questo mito si è diffuso anche a causa delle numerose informazioni, spesso non accurate, che si possono trovare in giro per la rete. Il consiglio dei dentisti è quello di aspettare almeno 30 minuti dopo ogni pasto prima di iniziare a spazzolare i denti.

Il dentifricio è pericoloso se ingerito? Il dentifricio non dovrebbe mai essere ingerito, durante il lavaggio dei denti se ne possono però ingerire piccole quantità senza alcun pericolo per la salute. Per i bambini sotto i sei anni è bene che siano i genitori a mettere una piccola quantità di dentifricio sullo spazzolino, in questo modo si evita un eventuale rischio di fluorosi (una condizione patologica che si manifesta con una continua e regolare ingestione di dosi eccessive di fluoro). Per “paura” del dentifricio, ben il 68 per cento del campione intervistato ritiene si debba sciacquare la bocca con acqua per togliere il residuo di dentifricio, in realtà si tratta di un errore da evitare. I dentisti sconsigliano infatti il risciacquo con acqua e suggeriscono semplicemente di sputare il dentifricio in eccesso. Con il risciacquo si elimina il rivestimento protettivo al fluoro lasciato dal dentifricio, alcuni specialisti consigliano addirittura di evitare per almeno mezz’ora tutti i liquidi dopo che ci si è lavati i denti.

Le bibite gasate danneggiano i denti? Ormai quasi tutti sanno che le bibite gasate possono danneggiare i denti, più di una persona su tre di quelle coinvolte nell’indagine ritiene però i succhi meno dannosi e li predilige alle prime. È bene però evidenziare che sia le bibite gasate che i succhi presentano un alto livello di zuccheri e possono quindi causare la carie. Alcuni ritengono le bibite gasate più pericolose per via degli acidi che contengono, nella maggior parte dei casi l’effetto di queste sostanze sui denti viene però neutralizzato in modo naturale dalla saliva. In determinate situazioni questo effetto protettivo può però essere meno efficiente, molto dipende infatti dalle caratteristiche individuali che possono differire per concentrazione e composizione della saliva.

Come proteggere i denti dalle bevande acide e zuccherate? Quando le bevande entrano in contatto con il nostro cavo orale, rispetto ai cibi solidi, permangono per un periodo molto breve nell’ambiente. Possiamo quindi dire che il loro effetto sui denti è inferiore ma non nullo. Per diminuire ulteriormente i possibili effetti possiamo seguire 5 semplici consigli per limitare l’effetto delle bevande sui denti:

  • Potrebbe sembrare scontato ma il primo consiglio è quello di evitare le bevande che contengono zucchero e acidi. Per placare la sete, o passare del tempo in compagnia, meglio scegliere altri liquidi quali: acqua, latte tisane e infusi.
  • Sopratutto fuori dai pasti, è importante ridurre l’assunzione di bevande gassate. Se si consumano all’interno di un pasto vi è una maggiore produzione di saliva che aiuta a contrastare l’acidità delle bibite.
  • Quando si sorseggiano bibite gassate bisognerebbe ridurre la loro permanenza in bocca, questo perché esporrebbe i denti alle sostanze acide per un periodo più lungo. Se uno è sovrappensiero, per esempio quando si guarda la televisione, potrebbe capitare che dopo un sorso, prima di deglutire, si lasci il liquido più a lungo in bocca.
  • Gli esperti sconsigliano l’utilizzo dello spazzolino subito dopo aver bevuto bibite gassate, le ragioni sono due: una è relativa all’indebolimento della superficie dei denti per via dell’acido, l’altra riguarda l’effetto anestetizzante che potrebbe comportare una maggiore pressione dello spazzolino sulle gengive.
  • L’ultimo consiglio, valido sopratutto se si bevono bibite gasate fuori pasto, è quello di bere qualche sorso di acqua (magari con una piccola aggiunta di bicarbonato) dopo la bevanda. Questo consiglio vale anche dopo aver mangiato dei dolci, l’acqua aiuta infatti ad eliminano parte degli zuccheri che possono favorire la formazione della carie.

 

Oltre ai tre punti a cui abbiamo deciso di dedicare un’ampia parte di approfondimento in questo articolo, nel corso dell’indagine della World Dental Federation sono emersi altri aspetti altrettanto importanti per la salute dei denti. Solo il 28 per cento degli intervistati è consapevole che un consumo moderato di alcolici aiuta a preservare la salute orale. Quasi il 70 per cento, una percentuale si alta ma con ampi margini di miglioramento, riconosce che un consumo eccessivo di zuccheri è dannoso per la salute. Il 66 per cento sa che bisogna evitare il fumo per non avere problemi di salute orale (per maggiori informazioni vi consigliamo la lettura dell’articolo Danni provocati dal fumo: denti). Circa il 77 per cento sa che è consigliabile fare una visita odontoiatrica una volta l’anno, solo il 52 per cento afferma però di seguire questa regola.

Giovanni Evangelista Mancini, presidente dall’Associazione Nazionale Dentisti Italiani e Medico – Chirurgo specializzato in Odontostomatologia e in Ortognatodonzia, spiega che una buona salute orale è molto più di un bel sorriso. Esistono diversi studi scientifici che hanno messo in relazione una scarsa salute orale con una serie di patologie quali: diabete, malattie cardiovascolari, cancro al pancreas, polmonite e Alzheimer.

È importante capire fin dai primi anni di vita quali sono le buone abitudini da seguire, chi inizia bene dall’infanzia avrà maggiori probabilità di conservare anche in tarda età una salute orale ottimale. Il primo passo per una buona igiene orale riguarda la pulizia dei denti, vediamo quindi come lavarsi i denti correttamente e successivamente come prevenire la carie.

(Tratto da: http://www.universonline.it/_benessere/salute/17_03_24_a.php)

La sindrome della bocca secca: come curarla

La sindrome della bocca secca (o xerostomia) è una malattia della bocca causata dalla mancanza o dalla diminuzione della produzione della saliva. La sindrome della bocca secca è una malattia che non si riscontra frequentemente ma può provocare importanti disagi nella persona che ne è affetta anche per il solo fatto che non esiste una cura veramente efficace. Infatti la mancanza di saliva causa tutta una serie di conseguenze nel cavo orale sia sui denti che sulle gengive.

LA SALIVA E LA SALUTE DELLA BOCCA

La saliva è un elemento fondamentale della bocca. E’ un composto fluido costituito da acqua, elettroliti, sali minerali, enzimi, immunoglobuline, etc, e possiede diverse azioni. La saliva serve a preparare il bolo alimentare impastando il cibo tramite l’azione della lingua prima di essere ingerito, ha una azione antifettiva tramite la lisozima, un enzima che possiede una forte azione antibatterica, ha una importante azione anticarie poiché provvede insieme alla lingua a rimuovere i residui di cibo presenti nella bocca, serve a umidificare l’ ambiente del cavo orale mantenendo sempre umide e ben bagnate le gengive. Quindi la saliva ha tutta una serie di azioni per mantenere in equilibrio l’ambiente del cavo orale e proteggere i denti dalla carie mantenendo a un basso livello la carica batterica.

PERCHE’ VIENE LA SINDROME BOCCA SECCA

La saliva viene prodotta dalle ghiandole salivari che sono distribuite su tutta la superficie della bocca. In particolare la maggior quantità viene prodotta dalle ghiandole salivari maggiori (la parotide, la sottomandibolare, la sottolinguale). Se tali ghiandole vengono colpite da processi patologici allora la saliva può scomparire dalla bocca. Numerosi tipi di farmaci, stress sia fisici che psichici, malattie autoimmuni, il diabete possono provocare la perdita della produzione della saliva. Situazioni particolarmente gravi si hanno nel caso di una sindrome della bocca secca dovuta a radioterapia in quanto si ha una distruzione irreversibile del tessuto ghiandolare con perdita definitiva della saliva. Con la perdita della saliva le gengive si ulcerano e diventano dolenti, sulla lingua si formano ragadi e fissurazioni, i denti si cariano molto velocemente con estese distruzione dello smalto e della dentina.

LA TERAPIA NELLA SINDROME DELLA BOCCA SECCA

Non esiste alcuna valida terapia poiché l’unico modo è quello di aumentare la quantità di saliva prodotta e non si conoscono farmaci che svolgano tale azione. La prevenzione è l’unica modalità valida poiché una volta instaurata la sindrome della bocca secca è difficilmente reversibile e poco curabile. Naturalmente occorre evitare alimenti o bevande che possano ulteriormente peggiorare il bruciore. Nel caso che esista una certa funzionalità residua delle ghiandole salivari si può stimolare la produzione di saliva tramite caramelle o gomme da masticare conteneti xilitolo per una prevenzione della carie.

Agenesia dentaria: come comportarsi?

Per agenesia dentaria si intende la mancanza di uno o più denti fino alla mancanza di tutti i denti. Le agenesie possono interessare sia i denti da latte che i denti definitivi, sono più frequenti nelle femmine rispetto ai maschi e si verificano soprattutto tra consanguinei. Percentualmente i denti più interessati sono i denti del giudizio sia superiori che inferiori, gli incisivi latrali superiori e i secondi premolari inferiori. Possono mancare sia singolarmente che in coppia. Se molta rara è la agenodonzia (l’assenza totale della dentizione decidua) così come l’ablastodonzia (la mancanza di tutti i denti permanenti), la oligodonzia (mancanza di alcuni denti da latte) e la ipodonzia (mancanza di alcune denti permanenti) colpiscono circa il 10% della popolazione.

QUALI SONO LE CAUSE ?

L’agenesia è sempre riferibile alla mancanza o al danneggiamento del follicolo dentario cioè della struttura che da origine al dente. Il follicolo può mancare per un difetto genetico o per danneggiamento che avviene durante la fase dello sviluppo per motivi infettivi, traumatici o metabolici o deficienze vitaminiche. Le forme più gravi si verificano in sindromi complesse che interessano contemporaneamente vari organi. Ci si accorge della mancanza di un dente solitamente durante il periodo della permuta quando, dopo la caduta del dente da latte, non erompe il dente definitivo corrispondente. Occorre prestare molta attenzione per capire se manca effettivamente il dente oppure se questo è rimasto “intrappolato” sotto gengiva e quindi non può erompere. La certezza la si ottiene con un esame radiografico che permette di valutare la presenza o meno del dente definitivo e dei suoi rapporti con denti vicini e le altre strutture anatomiche.

COSA SUCCEDE SE MANCANO UNO O PIU’ DENTI?

La agenesia di uno o più denti determina tutta una serie di problematiche di ordine sia funzionale che estetico e psicologico. Prima di tutto bisogna considerare l’età del paziente. Nel caso di bambini l’agenesia provoca nei genitori ansia che inevitabilmente si riflette sul figlio (i genitori si preoccupano a volte in maniera esagerata e trasmettono tale loro stato ai figli anche in maniera inconsapevole). Se il problema dell’ agenesia si verifica nell’età dell’adolescenza spesso si ha un notevole disagio psicologico proprio in un momento così delicato nella formazione del carattere della persona (classico è l’esempio di ragazze con la mancanza del laterale incisivo superiore). Infine se l’ agenesia viene compresa nell’età adulta si innescano ancora altri meccanismi con problemi di relazione sociale (basti pensare alle criticità legate all’attività lavorativa). In generale la mancanza di uno o più denti viene vissuta come una “mutilazione” del proprio corpo con una distorsione del se corporeo e una grave mancanza estetica. Per quanto riguarda le problematiche funzionali queste riguardano sia l’occlusione che l’ortodonzia. L’agenesia anche di un solo dente implica tutta una serie di conseguenze sugli altri denti e sul complesso dell’apparato della masticazione con possibili implicazioni gnatologiche e ortodontiche. Si possono verificare rotazioni, dislocazioni, movimenti del denti in varie direzioni con conseguenti malposizionamenti . Infine bisogna considerare il lato economico, poiché spesso il trattamento è multidisciplinare e implica la partecipazione di specialisti nelle varie branche odontoiatriche e per un lasso considerevole di tempo: tutto ciò si traduce in piani terapeutici lunghi e costosi.

IL TRATTAMENTO DELLE AGENESIE

Da quanto detto si evince che il trattamento della mancanza congenita dei denti è sempre una terapia complessa e carica di incognite con varie opzioni terapeutiche. Occorre considerare l’età del paziente, quanti denti mancano, la posizione dei denti mancanti, il grado di collaborazione, le implicazioni funzionali e estetiche, etc. In ogni caso è necessario prima di tutto fare un accurato esame con indagini radiografiche (ortopantomografia e cefalometria) e valutare l’età del soggetto. In linea di massima si possono seguire tre diverse opzioni: ortodonzia, protesi, oppure la combinazione tra ortodonzia e protesi. Nel primo caso usando solo il trattamento ortodontico si chiude lo spazio che si è venuto a creare per la mancanza del dente: è una soluzione di “ripiego” nel senso che ci si accontenta di chiudere il vuoto senza poter ristabilire melmoso ottimale la masticazione l’estetica. Se invece si decide di fare un trattamento protesico occorrerà coinvolgere i denti adiacenti e costruire un ponte per chiudere lo spazio oppure con un apparecchio rimovibile parziale. Anche qui si tratta di una soluzione “non ottimale” in quanto si deve intaccare dei denti sani oppure usare un apparecchio mobile che crea un certo discomfort. Si può anche usare anche una soluzione tipo Maryland Bridge ma anche questa è una terapia difficilmente perseguibile nel tempo. Allo stato attuale delle conoscenze mediche la migliore soluzione è quella che implica sia l’ortodonzia che la protesi e la chirurgia implantare (purtroppo è anche quella più lunga nel tempo e più costosa). Si tratta di operare in varie fasi distinte per un certo arco di tempo: la prima consiste nel creare lo spazio giusto per il futuro dente tramite l’ortodonzia e “bloccare” tale spazio tramite una protesi provvisoria. Stabilita la fine crescita del paziente si potrà inserire un impianto endosseo tramite la chirurgia implantare. Una volta raggiunta l’osteointegrazione dell’impianto si procedere con la protesi definitiva. In definitiva la terapia dell’agenesia dentaria può risultare molto impegnativa sia per il paziente che per il professionista che dovrà attentemente valutare i costi e i benefici di uno o dell’altro trattamento così come soppesare i vari vantaggi e svantaggi per poter individuare la migliore soluzione. Non esiste un trattamento unico: occorre ricercare quello che è migliore per quel determinato paziente ovvero perseguire una terapia mirata e individuale al fine di ottenere risultati ottimali sia estetici che funzionali.

Macchie sui denti: perchè si formano? Come rimediare?

Capita molto spesso che il paziente si rivolga al dentista perché nota delle antiestetiche colorazioni sui denti che molto generalmente vengono definite “macchie sui denti”. Si tratta di pigmentazioni di varia dimensione (dal semplice puntino fino a comprendere tutta la superficie del dente) e di vario colore (dal nero, al marrone, al giallastro, al biancastro, al violetto, all’azzurro anche se predominano i colori più scuri) e che sono riconducibili a varie cause in diversi momenti della vita.

PERCHE’ SI FORMANO LE MACCHIE SUI DENTI?

Esistono moltissimi tipi di macchie sui denti. Possiamo identificarle in base al colore e alla causa che le hanno provocate. Tra le cause più comuni annoveriamo quelle color nerastro e marrone scuro provocate dai processi cariosi. La carie “mangiando” lo smalto e la dentina, man mano che penetra in profondità del dente, provoca una colorazione che è più scura procedendo verso il centro del dente. Un’altra causa molto frequente è il depositarsi di nicotina sulla superficie dei denti (sopratutto per chi fuma il sigaro) con una colorazione fortemente giallastra o marrone scuro. Anche l’assunzione in alte dosi di cibi e bevande colorate (caffè, tè, etc) provocano una colorazione giallastra. Naturalmente la cattiva o insufficiente igiene orale non fanno altro che peggiorare la situazione con la deposizione di tartaro. La fluorosi (malattia del fluoro) ovvero la mancanza oppure l’eccesso di fluoro determina una colorazione dei denti (caratteristiche sono le cosiddette “macchie gessose” di colore biancastro o marroncino chiaro). Cause iatrogene invece sono quelle dovute alle cure canalari in cui il dente privo di polpa e di vitalità (si dice che il dente “è morto”) per cui progressivamente la superficie si scurisce e quelle provocate dall’assunzione di particolari antibiotici (soprattutto le tetracicline) durante la fase dello sviluppo oppure durante la gravidanza con passaggio di molecole di antibiotico dalla madre al feto. Nell’età adulta può anche avvenire con l’assunzione di un antibiotico detto minociclina. Altre cause iatrogene sono riconducibili a vecchi restauri protesici (capsule e ponti) e alle otturazioni in amalgama (che rilasciano metalli pesanti e che vanno a “tatuare” in maniera permanente smalto del dente e gengive vicine). Infine l’uso eccessivo di colluttori contenenti alti dosi di clorexidina (oltre lo 0,12%) possono causare colorazioni sui denti e sulla lingua.

COME RIMEDIARE ALLE MACCHIE SUI DENTI

Il tipo di trattamento da intraprendere dipende dalla causa che ha determinato il problema, dalla quantità di superficie interessata e dalla profondità ove si localizza la discromia. Se il problema è superficiale e semplicemente dovuto al depositarsi di sostanze che non hanno intaccato lo smalto, quindi essenzialmente per una scarsa igiene, allora sarà sufficiente effettuare delle sedute di igiene orale professionale per eliminare l’inestetismo (usando tecniche di micro abrasione con bicarbonato di calcio fino ad arrivare allo sbancamento con lampade o laser). Se la macchia è causata da una carie ovviamente si dovrà seguire una terapia odontoiatrica restaurativa nell’ambito della conservativa con otturazioni o ricostruzioni. Se invece la causa è profonda e non eliminabile e se le macchie interessano tutta la superficie del dente l’unico modo sarà quello di ricorrere alla protesi con faccette in ceramica oppure capsule in oro – porcellana. Poi l’utilizzo quotidiano di spazzolino abbinato a un dentifricio specifico, l’uso di un collutorio senza clorexidina e del filo interdentale garantiranno una giusta prevenzione e il mantenimento nel tempo dei risultati ottenuti.

La carie dei denti: come si sviluppa?

La carie è la malattia che intacca i tessuti duri del dente (smalto e dentina). La carie può essere superficiale o profonda cioè può limitarsi agli strati più superficiali del dente oppure scendere in profondità fino al centro del dente e infettare la polpa dentaria con conseguente ascesso del dente. La carie è una malattia a origine batterica e il principale responsabile è lo Streptococco Mutans che può elaborare gli zuccheri presenti nella dieta e trasformarli in acidi che intaccano la superficie del dente, iniziando così a “scavare” gli strati più esterni dello smalto. Se non curata la carie tende a estendersi e scendere in profondità verso la dentina e infine arrivare alla polpa presente nel cuore del dente. Una volta che i batteri arrivano alla polpa dentaria si viene a formare l’infiammazione del nervo con acuto dolore.

COME SI SVILUPPA LA CARIE DEI DENTI

Perché si formi la carie nel dente occorre che si verifichino quattro fattori contemporaneamente: i batteri, gli zuccheri, la predisposizione, il tempo. Vediamoli in dettaglio. Il primo fattore da considerare sono i batteri che sono i microrganismi presenti normalmente nel cavo orale. I batteri elaborano gli zuccheri presenti negli alimenti (secondo fattore) e che ristagnano in bocca per un certo periodo di tempo (terzo fattore). Il concetto fondamentale è che devono necessariamente essere presenti nel medesimo lasso di tempo sia i batteri che gli zuccheri e che i batteri abbiamo il tempo di elaborare gli zuccheri e produrre così gli acidi che hanno la capacità di intaccare lo smalto. Mentre questi tre fattori sono parzialmente controllabili il quarto fattore (la predisposizione genetica) è ineludibile per cui ognuno di noi nasce con un ceto rischio di sviluppare la carie.

LA TERAPIA DELLA CARIE

La carie dentaria deve essere completamente rimossa dal dentista tramite sistemi manuali e meccanici. Il principale strumento è il trapano (turbina o turbotrapano) che permette l’utilizzo di frese diamantate che incidono efficacemente sulla superficie del dente e rimuovere il tessuto danneggiato dai batteri. Occorre rimuovere tutto il tessuto infettato dai batteri per evitare che si riformi una carie ripulendo con accuratezza la superficie del dente. Una volta preparata la cavità del dente tale spazio deve essere riempito per ripristinare la struttura del dente e la sua funzionalità. Attualmente il materiale di scelta è rappresentato dal composito, un cemento costituito da resine che hanno la caratteristica di indurire a una determinata lunghezza d’onda tramite particolari lampade fotopolimerizzatrici. Altri materiali sono l’ amalgama (ormai abbandonata per la sua forte tossicità a causa della presenza di mercurio) e resine (poco usate perché ormai superate dai compositi). I compositi permettono una ottimale ricostruzione del dente sia per quanto riguarda il recupero della completa funzionalità sia per il risultato estetico con totale ristabilimento del colore del dente

La lingua: tutto quello che c’è da sapere

La lingua è considerato un vero e proprio organo all’interno del nostro organismo: un organo molto complesso dal punto di vista anatomico e che riveste diverse funzioni nella vita sociale e di relazione di ogni individuo. E’ un organo multiruolo con funzioni insospettabili a un primo esame superficiale. Quindi andiamo a osservarla e a scoprire i suoi segreti.

COM’È STRUTTURATA

La lingua è essenzialmente un muscolo costituito da tutta una serie di muscoli più piccoli. Li possiamo dividere in muscoli estrinseci (cioè che partono da strutture anatomiche vicine e che pertanto la vincolano con il cranio) e in muscoli intrinseci (cioè muscoli che costituiscono il corpo vero e proprio della lingua e che decorrono in varie direzioni avendo come base di ancoraggio uno scheletro fibroso posto all’interno della lingua stessa). Il muscolo è poi ricoperto totalmente da una mucosa di diverso spessore nelle varie zone e che comprende una moltitudine di strutture dette papille gustative (o più propriamente dette calici gustativi). Inoltre la lingua ha una arteria linguale di grosso calibro poiché è altamente vascolarizzata e soprattutto possiede una ricca innervazione per mezzo dei nervi cranici e del nervo linguale, che è il più importante tra questi.

A COSA SERVE

Poiché essa è una struttura anatomica molto complessa ha anche diverse funzioni. Prima di tutto la lingua è l’organo del gusto e dei sapori (senza la lingua non sapremmo distinguere tra il dolce e l’amaro, tra il salato e l’acido e così via). Sempre per quanto riguarda la sensibilità la lingua possiede una elevatissima sensibilità propriocettiva cioè distingue al “tatto” tutto quello che viene introdotto nel cavo orale. Poi la lingua è il muscolo più forte del nostro corpo (in rapporto alle sue dimensioni) ed è fondamentale per la respirazione (aiuta il flusso dell’aria sia in uscita che in entrata), per la deglutizione (dirige il flusso salivare) e naturalmente per l’alimentazione (serve sia a preparare il bolo alimentare mescolando saliva e cibi che per inghiottire i bocconi e dirigerli verso l’esofago). Poi la lingua serve per una corretta fonazione articolando le parole. Infine essa è un organo che determina la postura cioè aiuta il cervello a determinare l’esatta posizione nello spazio del nostro corpo. Quindi la lingua possiede moltissime funzioni e una menomazione della lingua causerà un deficit più o meno marcato di ognuna di queste influendo anche pesantemente sulla vita della persona.

Vitamina C: i benefici sull’igiene orale

Il nostro organismo per funzionare correttamente necessita di tutta una serie di sostanze che obbligatoriamente dobbiamo assumere con l’alimentazione: è ciò che comunemente viene definito come dieta. Una dieta sana e equilibrata comprende cinque elementi fondamentali (oltre all’acqua) e cioè , proteine, grassi, carboidrati, sali minerali e vitamine. Le vitamine in particolare sono delle proteine che permettono il corretto funzionamento del metabolismo corporeo tramite l’attività enzimatica. Nel caso della vitamina C (detta anche acido ascorbico) questa si trova nella frutta e nella verdura (è presente nelle arance, limone, lime, crauti, cavoli, peperoni, latte, etc) e svolge moltissime funzioni metaboliche. Tra le principali azioni ricordiamo che si comporta come un antiossidante (riduce la formazione dei super ossidi e dei radicali liberi responsabili dei processi di invecchiamento e della formazione dei tumori), stimola la funzione immunitaria (promuove la formazione di anticorpi e di interferone rafforzando le difese immunitarie) ed è un elemento fondamentale nella biosintesi del collagene (serve per la formazione del tessuto connettivo, per la guarigione delle ferite e per mantenere un corretto trofismo dei tessuti quali ossa, cartilagine e muscoli). E’ un micronutriente che deve essere assunto giornalmente e in quantità adeguata.

LA VITAMINA C e LE GENGIVE

Più in particolare l’ acido ascorbico serve per il metabolismo del tessuto connettivo (ovvero quel tessuto presente in tutto l’organismo che “connette” i vari organi) e che in bocca è rappresentato dalle gengive e dai legamenti parodontali. Quando si cominciò ad esplorare il mondo con viaggi transoceanici di lunga durata i marinai soffrivano di una malattia detta scorbuto. Tale patologia implicava il progressivo sanguinamento delle gengive che piano piano si gonfiavano con conseguente mobilità dei denti che nel giro di qualche settimana venivano spontaneamente espulsi. Lo scorbuto rappresentò per molto tempo un grosso problema per l’uomo limitandone gli spostamenti per mare al prezzo di gravi sofferenze dell’apparato della masticazione. In tempi in cui la conservazione dei cibi era molto limitata e la dieta non certamente variabile (per mare le scorte alimentari erano contingentate a gallette di pane e carne salata poiché ogni altro cibi era destinato al rapido deperimento) l’insorgenza dello scorbuto era inevitabile. Ai tempi delle esplorazioni oceaniche poi le vitamine erano sostanze sconosciute (le conoscenze sul metabolismo umano erano praticamente assenti) per cui non si sapeva quale fosse la causa di tale malattia. Lo scorbuto poteva minare pesantemente l’efficienza di una nave da guerra poiché prostrava grandemente il suo equipaggio riducendone in maniera significativa la capacità al combattimento. L’osservazione causale fatta da un medico militare inglese imbarcato sulle navi da guerra, James Lind, che l’uso di succo di limone o di arancia era efficace per combattere e soprattutto per prevenire l’insorgenza dello scorbuto, fu di fondamentale importanza. Dagli inizi dell’ottocento il regolare uso di arance e di limoni a bordo delle navi di sua maestà britannica sconfisse lo scorbuto. Da notare che la vitamina C verrà scoperta solamente nel 1930 dal medico ungherese Albert Szent-Gyorgyi Von Nagyrapolt, Premio Nobel per la Medicina.

LA VITAMINA C e LO SMALTO DEI DENTI

Ma la vitamina C oltre ad avere una estrema utilità per le gengive ha anche un lato negativo per i denti: può intaccare lo smalto dei denti. In effetti come dice il nome stesso, acido ascorbico, la vitamina C è anche un acido e come tale si comporta!. Quando alte dosi di vitamina C rimangono troppo a lungo a contatto con lo smalto lo possono danneggiare rendendolo più “poroso” e quindi più facilmente attaccabile dai batteri che provocano la carie. La continua assunzione di bevande (aranciate e limonate e cocktail), succhi di frutta, spremute, soprattutto se contengono zucchero, a lungo andare possono intaccare lo smalto dei denti e quindi provocare in maniera indiretta la carie. Attenzione quindi a non eccedere con l’introduzione di vitamina C con le bevande (da notare che se introdotta con altri alimenti o con supplementi farmacologici in compresse non provoca danni) in quanto l’uso può essere nocivo per la salute dei nostri denti. Sono quindi da limitare tali bevande ed assolutamente da proscrivere quelle con gli zuccheri aggiunti per evitare di indebolire la struttura dello smalto e favorire l’insorgenza della carie.

Lo xilitolo: il dolcificante che rivoluzionerà le nostre abitudini alimentari?

Nel Nord Europa è estremamente popolare e molto utilizzato lo xilitolo cioè uno zucchero che si estrae dal legno delle betulle (e per tale ragione viene anche chiamato zucchero del legno). Ma lo xilitolo è uguale allo zucchero che solitamente utilizziamo? In effetti lo xilitolo ha potere dolcificante ma è molto diverso dal saccarosio (cioè dallo zucchero bianco) a cui siamo abituati. Lo xilitolo è stato scoperto nel XIX secolo da Emil Fischer nella corteccia delle betulle e si è poi visto che è presente anche nella frutta come i lamponi, le fragole, le prugne e anche nel grano. Chimicamente appartiene alla famiglia degli alditoli e lo si può considerare come un mix tra uno zucchero e un alcool. Lo xilitolo viene utilizzato come dolcificante perché “rende dolce” come il saccarosio ma al contempo è molto meno calorico (circa il 40% di calorie in meno) e possiede un indice glicemico molto basso rispetto allo zucchero comune (7 contro 70). Lo si trova come sigla riportata sugli alimenti come E967. Viene comunemente utilizzato negli alimenti per diabetici, nelle gomme da masticare, caramelle gommose, cioccolato, in alcuni farmaci, e soprattutto nei dentifrici, colluttori, chewing gum.

LO XILITOLO FA BENE AI DENTI?

Si dice che lo xilitolo sia uno zucchero amico dei denti perché al contrario del saccarosio non causa la carie. Ma se è uno zucchero come è possibile che non provochi danni allo smalto?. Effettivamente lo xilitolo possiede una attività di prevenzione della carie poiché l’agente patogeno maggiormente implicato nella carie, il batterio Streptococcus Mutans che si nutre di zucchero, non può usare come proprio substrato alimentare lo xilitolo il quale ne inibisce la proliferazione batterica. In più lo xilitolo aumenta la produzione della saliva e al contempo ne diminuisce l’acidità, con una doppia azione positiva sulla placca batterica e sull’infiammazione delle gengive. Quindi lo xilitolo da una parte previene la formazione della carie e dall’altra contribuisce a mantenere sane le gengive.

GLI EFFETTI NEGATIVI DELLO XILITOLO

Lo xilitolo anche a dosi molto elevate non è tossico per l’uomo (poichè l’assorbimento è sempre molto lento e la gran parte finisce nell’intestino dove viene fermentato dai batteri li presenti): al massimo può avere effetti lassativi oppure provocare una calcolosi renale per l’aumento dell’acido ossalico urinario. Al contrario è altamente tossico per i cani poiché viene assorbito molto velocemente e induce una forte secrezione di insulina con conseguente ipoglicemia anche molto pronunciata che può portare a morte il cane. Quindi attenzione! Un alimento pressoché innocuo nell’uomo può essere mortale per i nostri amici a quattrozampe.

La gravidanza e i denti

La gravidanza è un periodo molto particolare della vita di una donna e in nove mesi si verificano tutta una serie di cambiamenti per preparare il corpo alla nascita del feto. Anche la salute orale muta profondamente poiché l’aumento dei livelli di ormoni da una parte e i cambiamenti delle abitudini alimentari dall’altra determinano l’insorgenza di patologie orali. Più in particolare l’aumento dei livelli di estrogeni e di progesterone provocano alterazioni gengivali mentre il cambiamento del regime alimentare provoca l’insorgenza di carie. Vediamo ora nei dettagli cosa succede durante i nove mesi della gravidanza.

LA GRAVIDANZA E LE MALATTIE DELLE GENGIVE

Il mutamento della situazione ormonale da una parte provoca un cambiamento della saliva (sia nella quantità che nella qualità) con la formazione di una maggiore quantità di placca dentale e di tartaro attorno ai denti, mentre dall’altra parte si hanno problemi a livello gengivale con gengiviti più o meno profonde oppure l’insorgenza di una malattia parentale vera e propria con conseguenze anche irreversibili poiché il processo infiammatorio si può estendere in profondità verso l’osso con la distruzione dei legamenti del dente e conseguente mobilità dei denti fino alla perdita degli elementi dentari (si tratta della cosiddetta gengivite gravidica). Un aspetto particolare è la formazione della epulide gravidica cioè un rigonfiamento della gengiva che può assumere anche importanti dimensioni.

LA GRAVIDANZA E LA CARIE

Durante la gravidanza si possono osservare vomito e rigurgito acido che espongono i denti all’azione dei succhi gastrici con conseguente rischio di intaccare lo smalto dei denti. Inoltre il cambiamento della dieta che tende a arricchirsi di zuccheri espone la donna all’ insorgenza di carie poiché aumentano i carboidrati presenti in bocca a disposizione dei batteri cariogeni.

PERICOLOSE CONSEGUENZE DELLE GENGIVITI IN GRAVIDANZA

Un aspetto da tenere in alta considerazione è l’aumento del rischio di parto prematuro oppure della nascita di bambini sottopeso. Infatti si riscontra clinicamente una correlazione tra le malattie parentali della madre e problemi nel nascituro. Pare che i batteri presenti in bocca durante le gengiviti possono possano penetrare nel circolo sanguigno e provocare fenomeni infiammatori sia a livello della placenta che del feto con conseguente aumento della probabilità di parto prematuro oppure di nascita di bambini sottopeso. Questi sono aspetti da non sottovalutare assolutamente.

LA PREVENZIONE

Per evitare tutte queste problematiche la prevenzione è essenziale. Regolari visite dal dentista, sedute di igiene orale, una corretta alimentazione, una dieta equilibrata, l’ abolizione del fumo di sigaretta, l’uso di gomme da masticare contenenti xilitolo, l’osservazione di una scrupolosa igiene orale sono tutte misure indispensabili per una corretta prevenzione. Si tratta di misure semplici ma altamente efficaci che determinano risultati importanti evitando complicazioni che potrebbero risultare anche molto gravi. Ricordiamo infin che anche l’uso del fluoro è indicato per rafforzare lo smalto del nascituro.

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